Un’altra settimana ricca di avvenimenti é passata. Tommy, dopo la discussione della scorsa settimana riprende l’argomento: “Ho scelto di parlare stamattina per due motivi, volevo scusarmi se ho esagerato. Non é giusto che io proietti le mie insicurezze verso altre persone. E’ anche il motivo per cui ho lasciato la chat di gruppo la scorsa settimana, sapevo cosa stava succedendo dentro di me. Non é giusto neanche spingere le mie opinion sulle persone quando sono la minoranza. La seconda ragione é che ho scelto di essere vulnerabile, ammettendo come mi sento. Volevo solo che vedeste il mio lato, tutto qui. E quello che mi ha fatto mettere sulla difensiva é che la prima cosa che hai scelto di dire, quando non avevo bisogno di sentirlo, era che non avrei dovuto fidarmi dell’autenticità dei followers di qualcuno. Ecco perché ho iniziato a frustrarmi.
Non mi fido dell’autenticità di quello che vedo su Instagram, ma il mondo lo fa. Questo é il mio punto.” Kenny: “e io lo capisco, tralaltro qui non si tratta di giusto o di sbagliato, non si tratta di maggioranza o minoranza. Si tratta di punti di vista. Come già detto la scorsa settimana anche prima succedeva, ma nessuno ne parlava così liberamente” Tommy: “Voi avete ragione però la differenza é che prima non conoscevi una persona dalle foto e dai social ma la conoscevi realmente, e quindi potevi basare eventualmente il tuo giudizio sulla conoscenza reale. Quindi se togli tutto questo, tutto il resto é semplicemente superficiale.” Kenny: “Anche questo é vero, ed ha senso. Però comunque sono punti di vista, non si può criticare chi lo fa. Come non si può criticare chi non lo fa.” Gunther Lancia la provocazione: “Scusami Tommy, ma tu non usi i social? Non ti é mai capitato di avere un pensiero su una persona che “incontri” sui social? Perché é buffo che un uomo della mia età che ha vissuto gran parte della sua vita senza tutta questa tecnologia e senza tutto questo riesca a capire che la vostra sia una generazione che ha cambiato il mondo in tutto e per tutto. Che l’ha fatto evolvere, ma allo stesso tempo sotto diversi aspetti lo ha condannato a qualcosa di davvero grave. Io non sarò qui per vivere tutto questo ma tu si… ed é davvero buffo che un pensiero che dovrebbe avere un ragazzo ce l’abbia un vecchio e viceversa…” Tommy si tocca la testa: “mi gira la testa, é un argomento troppo complesso, io non ho mai negate di avere un conflitto interno e probabilmente di essere ipocrita perché io anche uso e amo Instagram, con altri scopi ma lo utilizzo anch’io.” “Allora chiudiamola qui” Kenny allunga la mano a Tommy: “Pace?” “Pace”.
Tommy, nei seguenti giorni ha un momento di crisi. Barrett lo raggiunge: “Tutto ok?” “Insomma Barr. Christie é uscita, poi tutta la discussione della scorsa settimana con Kenny, la diretta dove tutti mi hanno messo tra I bottom e sono stato il più votato per andare al blogvoto lampo. Non so se sono ben voluto” Barrett é scettico: “Ti stai piangendo addosso adesso?” “No, non mi sto piangendo addosso, analizzo una situazione reale…” “quindi cosa vuoi fare? Pensi che lamentarti serva a qualcosa?” “hey, ma ce l’hai con me?” “no Tommy, se ti parlo così é proprio perché ci tengo a te. Tutti possono avere momenti di down, non c’é dubbio ma onestamente non so cosa ti aspettavi. Sulla questione dei social media sei stato il primo ad ammettere di aver esagerato, sulla blogdiretta eravate tutti a parimerito, sei andato al blogvoto lampo per un soffio e tra le altre cose il pubblico ti ha fatto rimanere.. e invece di farti forte di questo ti lamenti?’ “c’é dell’altro non é così?” “no, non c’é dell’altro…” “stai cercando di trattarmi male così che mi allontani da te? É questo il modo che hai scelto per darmi il due di picche? Wow, complimenti, mi aspettavo di più.” “Tommy, ma che dici? Quale due di picche, sto solo cercando di spronarti a reagire, come ho fatto con Laith prima di te, e con tutte le persone a cui voglio bene” Tommy aspetta qualche istante poi ribatte: “allora dimmi, se mi vuoi bene, hai pensato alle mie parole?” “certo che ci ho pensato..” “e?” “Tom, cosa vuoi che ti dica? Sono rimasto della mia opinione, non voglio farlo solo per il pubblico o per sfruttare il gioco” “non vorrei mai lo facessi per quel motivo, lo sai” “e allora? Pensi che se fosse stata una cosa che mi veniva naturale non l’avrei fatta?” Tommy accusa il colpo: “quindi non vuoi darmi neanche una chance?” “Tommy, ti prego.. non metterla così” Tommy cede alle lacrime e alza il tono della voce: “COME ALTRO DEVO METTERLA? QUESTA É LA REALTÀ DEI FATTI, ora rispondi, non vuoi darmi neanche una chance?” Barrett cerca le parole: “sei un masochista, e anche molto drammatico. No non voglio darti una chance.” Barrett lascia la chat.
Kenny si ritrova a parlare con Barrett dell’uscita di Laith: “Sai che non me l’aspettavo proprio che uscisse? Onestamente io lo vedevo in finale.. non so più che pensare” “già… la cosa migliore é non pensarci affatto, secondo me tutta la storia della strategia ha giocato un pò a suo sfavore. Stava faticando comunque ultimamente, secondo me non se la stava più godendo così tanto” “tu dici?... mi mancherà comunque.. é stato l’unico a vedere qualcosa in me..” Barrett lo guarda: “in che senso?” “nel periodo in cui tutti mi odiavano per quello che avevo detto sul poliamore lui era l’unico che é voluto andare oltre le mie parole, mi é stato vicino… é un ragazzo speciale..” “tu credi davvero che io non abbia visto niente in te?” “che c’entra, con te é una storia diversa..” “e perché sarebbe diversa? Tu pensi che io non sappia che percorso interiore stai facendo? Se fossimo amici sarei molto orgoglioso di te… purtroppo ero parte del meccanismo quindi non posso godere di questo successo. Sono fiero di te, ma ancora ferito” “é buffo che all’inizio mi dicevi che andava bene comunque, e poi tutto d’un tratto ti sei sentito ferito. Se io lo avessi saputo subito non avrei mai oltrepassato la linea.” “e se io avessi dato retta solo alla testa staremmo ancora scopando ogni tanto.” Kenny rimane in silenzio, poi Barrett: “alla fine perderti é stata la mia vittoria” Kenny abbozza e mentre una lacrima scende sul suo viso dice a Barrett: “Barrett..so che é il tuo orgoglio a parlare, ma non sono fatto di pietra..e onestamente sono un pò stanco di prendere tutte queste botte. Le persone sono bravissime ad andarsene, ma se lo decido io sono piú bravo a non farle ritornare.”
Poi Kenny va da Gunther e crolla: “cazzo non ce la faccio più, é una botta continua..” l’uomo sorride mentre accarezza la spalla del ragazzo: “é tutto molto più doloroso quando decidi di ascoltare le tue emozioni… e da un paio di settimane a questa parte ragazzo mio non stai mettendo barriere.. é la cosa più dolorosa ma più bella e funzionale di tutte…” poi l’uomo lo fissa negli occhi: “dove sono le tue ali Kenny? E’ il momento di usarle” “Non ce le ho più Gunther..me le hanno tagliate” “che sciocchezza, le ali sono come I capelli, se vengono tagliate loro mica spariscono, si rafforzano” “ma io non le ho più..” “tu le hai solo nascoste sotto abiti pesanti. Spogliati e rispunteranno Kenny. Sei sulla strada giusta, non mollare.” Il ragazzo: “dici che sono ancora li?” “di sicuro, fanno parte di te, non potresti vivere senza. Puoi nasconderle ma non eliminarle” al ragazzo trema la voce: “se mi spoglio di tutti gli strati non mi riconoscerò più” “é l’unico modo per poter volare Kenny..” “ho paura di perdermi di nuovo” “accadrà di nuovo…é solo la via per ritrovarti” “grazie, grazie Gunther”. I due si abbracciano molto forte.
Torben si avvicina a Maquel: “hey..” “heyy Tor!! Come stai?” “sto bene.. tu come stai?” “bene!” la ragazza sorride, poi Torben: “sei sicura? Quello che hai raccontato é… stato molto forte” la ragazza rimane qualche istante in silenzio, una lacrima le riga il volto: “la prova sulla paura é stata senza dubbio una prova difficile..” “allora perché fingi di stare bene?” “sto bene Torben… sono fardelli più grandi di noi, se ci pensassi tutto il tempo non potrei godermi la vita” “si, lo capisco, ma forse questo é il momento di non evadere.. I tuoi occhi sono tristi…” “Tor.. non sono molto brava a parlare dei miei di problemi” “é proprio per questo che voglio aiutarti… tu hai aiutato tanta gente qui dentro” “noi non siamo mai stati così vicini…” “noi non ci siamo mai dati l’opportunità Maq… permettimi di conoscerti più a fondo se nessun altro te lo chiede…” la ragazza non risponde, poi Torben: “ti farò solo una domanda, se poi non vorrai parlare non ti disturberò più…” “vai, sono pronta” “chi é il bambino nella foto?” la ragazza non trattiene le lacrime, Torben la abbraccia: “tranquilla… va tutto bene” “é mio nipote, la mia piccolo fonte di energia. L’ultima memoria vivente di mio fratello” “oh Maq… mi dispiace tanto..” “va tutto bene.. non ne ho parlato prima perché odio tornare li con I miei pensieri…” “ti sei presa cura di lui?” “tutta la famiglia, siamo una famiglia molto unita… però si, é come se fosse mio.. gliel’ho promesso. Anche per questo vorrei tanto diventare mamma, vorrei che avesse dei compagni di gioco, di avventura.. voglio che sia felice e che mio fratello sia orgoglioso di me”
Barrett ritorna sulla conversazione con Torben e chiede scusa: “posso parlarti?” “certo… dimmi” “Sono stato ingenuo e stupido. Ho parlato senza pensare e per frasi fatte.. non ci ho pensato.. ma effettivamente hai ragione: tu non devi vergognarti, anzi devi essere orgoglioso di ciò che sei riuscito a fare.” “già Barr… Nessuno dovrebbe vergognarsi per gli errori che commette, perché dietro c’é sempre una ragione…” “Mi hai insegnato una gran bella lezione Tor.. grazie”.
Gillean si avvicina a Will: “hey ragazzo mio… come stai?” “sto bene Gill, grazie, tu?” “bene… la prova questa settimana é stata un tripudio di emozioni.. non credi?” “haha già, questi ragazzi sanno bene come scavarci dentro…” la donna guarda per qualche istante il ragazzo, poi: “sei molto forte lo sai?” “Will non si muove, una lacrima gli riga il volto, la donna continua: “dimmi, tu non hai mai sentito il bisogno di cercare I tuoi veri genitori?” “Ci sono persone adottate che sentono il bisogno di trovare i propri genitori biologici per mettere un punto, o forse per cercare un nuovo inizio… ma non tutte. Io non ho mai conosciuto i miei genitori biologici e non ho mai preso in considerazione l'idea di cercarli. Sembra che sia una curiosità che hanno tutti, quando dico che sono adottato. Non vivo in un film. Sono stata curioso, ma non ho mai avvertito il bisogno struggente di cercarli. Spero che mia madre biologica abbia trovato un po' di pace e anche solo una piccola parte della felicità che ho conosciuto io nella mia vita. Altri figli adottivi cercano i genitori perché spinti dal bisogno sincero di stabilire un rapporto. Sono autorizzati a provare qualsiasi cosa vogliano riguardo la propria adozione. Non è possibile rinchiuderci in una categoria; siamo persone e abbiamo i nostri pensieri e i nostri sentimenti.” “hai tutte le ragioni del mondo Will, la tua mamma adottiva deve essere molto orgogliosa di te” “La realtà non è determinata dalla biologia. Mia madre è la mia VERA madre. Ha dovuto fare i conti con le lacrime sui compiti di matematica e con la ricerca degli abiti per il ballo; si è precipitata da me quando sono caduto dalla bici e mi ha spazzato via la ghiaia dalle ginocchia. Mi ha ascoltato quando le ho aperto il cuore parlando della stupidità delle ragazze alle medie e mi ha amato oltre le mie origini biologiche. Le madri adottive sono mamme VERE. I padri adottivi sono padri VERI. Veri in tutti i modi possibili. Questa realtà non è definita dal DNA, ma dall'AMORE.” Gillean piange e abbraccia il ragazzo in silenzio. Will: “tutto bene?” “si, Tesoro, tutto bene. É bellissimo ciò che hai appena detto, ti ringrazio per averlo condiviso con me”.
Qualche giorno dopo Gillean va da Gunther e lo abbraccia. L’uomo: “a cosa devo tutto questo amore?” “al fatto che sei un uomo fantastico. Al fatto che ogni volta che apri bocca ci insegni qualcosa…” Torben e Maquel si uniscono alla conversazione: “siamo perfettamente d’accordo, sei un esempio per tutti noi” Gillean: “Sembri spavaldo, impavido, quasi incoscente a volte per la tua età, ma ora capisco che é solo il tuo modo di reagire alla paura che hai raccontato.. e fattelo dire da tutti noi, non c’é modo migliore….. quando succederà, e sarà il più tardi possibile, lascerai un vuoto in tante persone, un vuoto davvero grande, perché chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerti non troverà mai qualcun altro come te” l’uomo ha il volto rugoso pieno di lacrime: “ragazzi, non so cosa dire… mi fate commuovere” Maquel: “sei il nostro papa qua dentro, ci stai insegnando tanto. Grazie” “oh mia dolce Maquel, mio caro Torben…mia adorata Ginger, non so cosa dire…grazie…” Torben: “e tu Gillean sei la nostra mamma, il nostro punto di riferimento…” la donna ha gli occhi lucidi, il ragazzo ricomincia: “leggere la tua storia é stato un colpo al cuore… nessuno di noi sapeva..” Maquel: “già… tu non sei la tua malattia Gill” la donna si pietrifica, I ragazzi lo notano: “che succede?” Gunther: “tutto bene?” “si, tutto bene ragazzi scusate….” Torben: “non va tutto bene… cosa succede?” la donna tira un sospiro…poi dice: “Imparerai che tu non sei la tua malattia… Quante volte mi è stata detta questa frase? Quante volte ho dovuto annuire per non aprire la porta su un tornado di emozioni negative?... tante… mi é arrivato tutto addosso ora… ma lo capisco. Non pensate di aver detto qualcosa di sbagliato per piacere.. Da quando ho scoperto il cancro tutti hanno cercato sempre di consolarmi, di farmi sentire normale, di farmi credere che quello della malattia é un capitolo chiuso che non ha nulla a che fare con la donna che sono oggi. Tutti dispiaciuti per ciò che mi è accaduto. Ma giustamente, perché la conoscenza in merito la sa solo chi ci é passato e non lo auguro a nessuno, in pochi si accorgono dell’eredità di quella malattia sul mio passato, presente e futuro. E di quanto sia molto più problematico il dopo cancro. Un pensiero sempre presente… lì, lo vedo quando la mattina mi faccio la doccia. Vedo ciò che ha divorato, si è preso con violenza. Le cicatrici esistono per farci ricordare chi siamo stati. Non ho solo una cicatrice. Ho un intero ammasso di pelle cicatrizzata al posto del mio petto. E mi fa schifo. Mi fa sentire brutta. Mi fa desiderare di non essere mai più vista al mondo. Perché so che il cancro spaventa e so che spaventa ancora di più trovarsi di fronte una persona che ha visibilmente i segni di una malattia. Ho paura di vedere disgusto in uno sguardo, paura di essere rifiutata, allontanata. Paura che sfiorare la mia pelle non sia un gesto di piacere, ma di repulsione. Ho la certezza di spaventare nel momento in cui racconto la mia storia. Fa paura a me, che ci vivo da anni.” Gunther: “Stringimi forte la mano. Senti come tremo?.... io non lo posso capire, ma tu sei una donna forte, che ha sconfitto questa brutta bestia… e che se il Signore vuole non dovrà mai più affrontarla….”la donna riprende: “c’é stato un periodo in cui Volevo restare sola con il mio dolore e la mia malattia. Sono dovuta entrare in questa bolla per non farmi travolgere da qualcosa più grande di me. Cercare un minimo di pace ed equilibrio nel pieno della tempesta. E questo mi ha cambiata. Vedere tutti intorno a me andare avanti con le loro vite, innamorarsi, fare figli, fare carriera. Ed io sono rimasta indietro. Ho sofferto tutte le volte in cui ho rifiutato ad uscire la sera, perché la spossatezza della chemio viveva in me. E’ stato doloroso realizzare che tante cose della vita di prima non possono ritornare in questa per via dei limiti fisici. Ho visto più sogni svanire che realizzarsi. Ma Nonostante questo, mi sono rialzata e ne ho realizzati degli altri. Voi dite che io non sono la mia malattia. Eppure io sono nata con il gene del cancro dentro di me. Lui esisteva prima che io mi formassi. E’ nato prima il mio cancro. Dopo sono arrivata io. Quando era lì, visibile tra i miei seni, mi sono spesso chiesta se non fosse stato più giusto morire tra le braccia del cancro. Era il mio corpo stesso ad averlo generato.. Chi sono io per oppormi alla mia stessa natura? Ma se oggi sono qui a raccontare tutto questo significa che ho fatto una scelta. La mia è stata una scelta di accettazione e consapevolezza. Il capitolo cancro non lo posso chiudere. E’ troppo vivo in me e visibile. Chiuderlo sarebbe una forzatura. Però l’ho accettato, reso parte di quella che sono oggi. Ho sempre saputo dell’esistenza di altro nella mia vita, oltre la malattia. Ed è questo che mi ha fatto andare avanti anche nei momenti più bui. La consapevolezza di riuscire a creare un puzzle di me stessa dove tutti i pezzi sarebbero tornati a combaciare anche con il tassello cancro.” Poi la donna accarezza Gunther e aggiunge: “Anch’io ho il terrore della morte dei miei cari e di restare sola con la malattia. Ho il panico della mia morte. Averla conosciuta non mi ha rassicurata, mi ha solo fatto tremare ancora di più. Ma ciò di cui ho più paura è dimenticare, sia il bello che il brutto di questa vita. Ho imparato che io sono anche la mia malattia, ma non solo.”